Libreria Bookish

Il Lettore Forte
6 min readJul 26, 2021

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30 metri quadri che pulsano energia, pronti per diventare la sede della FICL, la Federazione Italiana Calcetto dei Librai.

Qual è la storia di Bookish?

Ho deciso di aprire la libreria durante l’ultima settimana di ferie del 2014: ho girato qualche giorno alla ricerca dei locali adatti, ho studiato la filiera e la distribuzione, ho sbattuto la testa sui documenti per l’apertura di un esercizio commerciale, e poi però ce l’ho fatta. Il 21 marzo del 2015 la libreria era pronta e aperta. Ma sono sempre stata una lettrice forte, come ho imparato a dire, e volevo lavorare con i libri, ho solo aspettato le condizioni più favorevoli per farlo. Posso dire di essere soddisfatta e molto felice di averlo fatto, e di aver creato Bookish.

La libreria, da Il giardino del mago, è diventata Bookish: a cosa è dovuto questo cambiamento e quali cambiamenti ha portato?

Il giardino del mago è una canzone del Banco del Mutuo Soccorso, dall’album omonimo del 1972. Il BMS è un gruppo che ho sempre amato, e la canzone mi sembrava appropriata per una libreria. Purtroppo però tanti clienti la associavano a un negozio per bambini, o per soli libri fantasy, e complice la noia nel 2019 ho cambiato il nome in bookish, che mi piace molto di più. Bookish, che in italiano potremmo tradurre con «libresco», significa «(of a person or a way of life) devoted to reading and studying», che mi definisce abbastanza bene. E poi mi piace che sia un nome breve, in un’altra lingua (ho la fissa delle lingue) e un po’ più pop. Credo che abbia cambiato il mio approccio alla libreria, forse sono diventata un po’ più pop e social anche io.

Bookish è un ottimo esempio di libreria di quartiere: da cosa si rende conto, un libraio, di esser diventato uno dei punti di riferimento per la sua comunità?

Una libreria offre molto a un lettore, non soltanto libri da comprare ma uno spazio in cui parlarne, in cui conoscere letterature nuove e discuterne. Bookish è una libreria che vive insieme e per il territorio che la circonda: è frequentata spesso dalle persone del quartiere, e con quelle crea una comunità. Non è un caso se abbiamo da poco concluso la prima edizione di 5x5, la piccola fiera di editoria indipendente al Brancaleone, che è uno spazio libero e autogestito del III Municipio con cui la libreria fa rete da molto tempo. Una libreria che crea una comunità di lettori attorno è una libreria che resta viva.

@georgienonfa è di sicuro uno dei profili più seguiti fra quelli dei librai e delle libraie italiane e, oltre a essere presente su Twitter, Bookish ha anche una pagina Facebook e un profilo su Instagram. Quale “filosofia” ha scelto per comunicare con i lettori attraverso i social?

I social sono una parte significativa del mio lavoro: per vendere e proporre i libri di qualità bisogna farne comunicazione attorno, parlare ai lettori e alle lettrici su canali diversi. Il mio social preferito è Twitter — per divertimento personale — sul quale ogni tanto cerco di essere seria e parlare di libri a modo mio. Su Twitter sono anche più libera di parlare di questioni fondamentali, come la distribuzione e la logistica legata all’editoria, per esempio. Facebook, Instagram sono d’aiuto per le foto e brevi recensioni, per tenere i contatti con il gruppo di lettura (Bookish ne ha uno da anni, Lettorǝ anonimǝ). La community che si è formata attorno a tutto questo rumore è vivace e accogliente, un fermento culturale che mantiene viva la libreria. Non so se c’è una filosofia vera e propria per la mia comunicazione social: posso dire che uso il mio modo di divulgare storie e libri che mi piacciono, variando il registro per adattarlo alla piattaforma che uso.

La libreria è specializzata in letteratura del medio e dell’estremo Oriente: in Italia si assiste a una maggior apertura da parte dei lettori, negli ultimi anni, oppure l’interesse è ancora limitato a un piccolo gruppo di cultori del genere?

Le letterature (e le lingue) del medio e dell’estremo oriente sono la mia passione principale, e quindi sono diventate la specializzazione di Bookish. Di recente, e per fortuna, c’è un interesse maggiore verso le storie che escono al di fuori del tinello di casa nostra: ci sono editori che fanno un lavoro splendido e con ottime traduzioni portano qui libri lontani, penso all’attenzione di E/O per il Nord Africa e il Medio Oriente, per esempio, alla Nigeria di Akwaeke Emezi portata qui dal Saggiatore o di Chinelo Okparanta per Racconti; al Giappone che troviamo nel catalogo Einaudi, anche. L’interesse dei lettori c’è, e più si alimentano questi cataloghi, più viene voglia di leggere.

Restringiamo ulteriormente il campo pensando al Giappone e parliamo di manga e graphic novel: come mai questo genere narrativo stenta a decollare e, troppo spesso, viene considerato poco interessante dai librai stessi?

Manga e fumetti hanno un loro habitat naturale che è la fumetteria — che io stessa frequento: ce n’è una accanto a Bookish, Dr. Comics & Miss Manga, e sono felice che ci sia. Da un po’ di tempo le librerie di catena hanno in catalogo diversi fumetti, anche manga a lunga serializzazione, e quindi i fumetti sono entrati a gamba tesa nelle classifiche di varia. Ma i lettori ci sono sempre stati. Forse con la definizione «graphic novel» e il formato cartonato, a volume unico, è stato più facile farli entrare anche nelle librerie indipendenti. La mia sezione di fumetto per esempio è piccola e selezionata, ma per i manga continuo a frequentare la fumetteria accanto. Per quanto riguarda l’attenzione dei librai, credo che intervenga l’interesse personale: se sei un lettore di fumetti, sarà più facile decidere di tenerli sullo scaffale in libreria.

Bookish è stata una delle prime librerie a offrire il servizio di libri a domicilio: come è stata accolta questa iniziativa e come ha cambiato il rapporto con i clienti?

Ho iniziato a consegnare i libri a domicilio durante il primo lockdown, quando a Roma non era nemmeno chiaro se si potesse fare: ci sono stati molti scambi in portoni bui con guanti e mascherine. Poi è nato lo shop del sito di Bookish, poi ancora Bookdealer, il portale e-commerce delle librerie indipendenti. Adesso queste aperture all’acquisto online fanno parte del mio lavoro in pianta stabile, cerco di non trascurare nessuna delle due comunità: quella fisica che entra in libreria, e quella virtuale che mi scrive per consigli e compra in rete. È uno scambio sempre interessante.

Se fosse possibile invadere lo spazio esterno della libreria, cosa le piacerebbe realizzare?

Ah, più spazio è il mio mantra. Bookish è una libreria molto piccola (non arriva a 30 metri quadri), quindi sogno spesso di conquistare spazio come Gengis Khan a cavallo su Via Valle Corteno armata di libri solo per poter avere più scaffali o un luogo ampio per le presentazioni e gli eventi. Magari un salottino letterario, sarebbe una bellezza. E lo riempirei comunque di libri.

C’è una libreria indipendente di cui ammira particolarmente l’attività e l’impegno?

Vado oltre mare: a Dublino c’è Books Upstairs, una libreria meravigliosa di nuovo e usato. Quando ci sono stata (qualche giorno) aveva sulle finestre un cartello enorme con la scritta HOUSE FOR THE PEOPLE. Di nuovo, una libreria con una selezione molto attenta e ricca di libri, e perfettamente consapevole del territorio e delle sue contingenze.

Ha un messaggio che volete condividere con i librai e le libraie d’Italia?

Noi librai forse siamo un po’ sottovalutati; eppure i librai sono meglio degli algoritmi per l’acquisto online. Se leggiamo bene, e tanto, è difficile batterci, dovremmo essere più consapevoli di questo. Ah, e un messaggio importante è anche questo: ci manca una squadra di calcetto.

Ci parli dei gatti! Vivono in libreria? Quali sono i loro romanzi preferiti?

I miei gatti vivono a casa mia (che è molto simile alla libreria, ma con più libri). I loro libri preferiti sono tutti quelli impilati a terra sui quali si stendono e che io non riesco quindi più a prendere.

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Written by Il Lettore Forte

Anche i lettori forti a volte guardano solo le figure. https://linktr.ee/illettoreforte

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